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Chiunque parli di metafora è solito considerarla solo come figura retorica. In realtà si tratta di uno strumento di conoscenza, conoscenza per analogia. Ciò che è più prossimo agli occhi dell'uomo che tenta di conoscere il mistero, è in realtà il riverbero più prossimo del mistero stesso, quindi è già conoscenza del mistero e come tale è metafora di esso. Ogni immagine successiva è attingibile dall'immagine che la precede, nella prossimità all'occhio umano, ed è profezia dell'immagine più prossima alla visibilità immediata del mistero stesso. Parlar di nozze, quindi, è parlare del mistero di Dio dentro l'esperienza più prossima alla quotidianità dell'essere umano, ma non è, in sé, parlare di altro che del mistero stesso di Dio e, mediatamente, del mistero dell'incarnazione, per cui l'uomo è stato fatto, esiste e attende al compimento della perfezione di sé in conformità al suo stesso statuto ontologico, cioè l'immagine di Dio. Ciò accade in modo del tutto singolare negli scritti di san Giovanni evangelista.