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Nei momenti angosciosi di un devastante bombardamento su Londra, la protagonista richiama alla mente frammenti memoriali passati - suoi, ma anche della madre, della nonna, delle antenate - in un intreccio coinvolgente. Sul filo dell'analogia e della condensazione onirica, le impressioni e le esperienze della piccola Hilda si mescolano e si confondono con storie che ha sentito raccontare, storie della sua famiglia, della piccola comunità di Bethlehem (Pennsylvania) nella quale è nata, storie tramandate di generazione in generazione dai tempi dell'arrivo dei moravi nel continente americano e del loro incontro con le tribù autoctone. Con questa capacità empatica di rivivere un passato-sempre-presente si identifica anche il "dono" che dà il titolo al romanzo: una capacità di visione fatta di rimembranza e di divinazione, di creatività e di immaginazione. "The Gift" (Il dono), scritto tra il 1941 e il 1945, fu pubblicato postumo nel 1982 in forma abbreviata e nel 1998 nella sua versione completa, che qui si offre per la prima volta in traduzione italiana. Il romanzo, scritto in prima persona, aderisce in modo apparentemente piano e semplice a un ideale di scrittura-palinsesto che caratterizza l'intera produzione creativa di H.D. La stessa autrice lo definì "quasi autobiografico". "C'era Alice, la mia sorellastra; Edith, mia sorella; ed io era la terza di questo trio, di queste tre donne fatali; o forse la terza era Fanny. Il dono c'era, ma l'espressione del dono era altrove".