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Criptovalute, algoritmi, intelligenze artificiali. Già da tempo con le nuove tecnologie è in atto una ricodifica del linguaggio, che ha investito innanzitutto meccanismi produttivi e mercati, ma che si riflette inevitabilmente anche nel nostro modo di comunicare e di pensare. E la pandemia sembra aver accelerato il processo: tra robotizzazione del lavoro e smartworking, tra potere dei big data e un concetto di privacy - e di proprietà - via via sempre più elastico, le consuetudini, i presupposti culturali, le relazioni professionali e persino affettive su cui fondavamo la nostra routine quotidiana diventano oggi territorio d'incertezza. Da qui il paradosso: più siamo connessi, più ci sentiamo confusi. Se vogliamo che le nuove competenze analitiche messe in campo dalla tecnologia generino un reale potenziamento delle risorse, non possiamo dimenticare il principio umanistico che la tecnologia deve servire. È necessario, insomma, un aggiustamento di rotta. Proseguendo un viaggio già iniziato e raccontato nel suo primo "Diario di bordo", Danilo Broggi raccoglie qui le riflessioni più significative pubblicate negli ultimi anni sulla rivista internazionale di geopolitica Longitude. Sempre in guardia dalle sirene del progresso digitale, ci guida attraverso i venti del cambiamento e lascia un avviso ai naviganti che è anche un augurio: che la tecnologia preservi la sua umanità. Prefazione di Pialuisa Bianco. Postfazione di Giulio Sapelli.