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La lega di Matteo Salvini, come confermato dalle elezioni politiche del 2018, non è più quella di Umberto Bossi. Questo movimento sta cercando di diventare sempre più un partito nazionale, che ha lasciato alle spalle ogni rivendicazione dell'indipendenza della Padania. Sta sicuramente cambiando pelle e ha perso per strada la parola «Nord», anche se le radici rimangono quelle padane. Si può dire, a questo punto, che la xenofobia nei confronti dei meridionali sia stata superata, mentre rimane viva quella nei confronti degli immigrati extracomunitari? È difficile ancora affermarlo con certezza, perché il cambiamento accelerato che Salvini ha impresso all'ex Lega Nord è solo iniziato. È certo però che il movimento di Bossi e dei suoi seguaci alimentava il razzismo nei confronti degli immigrati che negli anni Novanta arrivavano dalle regioni del sud in cerca di lavoro. Un caso esemplare è stato quello dell'ingegnere salernitano Francesco Terrone. Giunto a Lecco in cerca di un'occupazione, è stato vittima dell'atteggiamento ostile e vessatorio di alcuni imprenditori, impressionati non dalla capacità di lavoro e dalla preparazione universitaria e professionale, ma dal cognome: Terrone, che in lombardo si legge terùn. L'ingegnere, amareggiato, abbandona il Nord e ritorna nella sua terra, dove, con altri giovani ingegneri, dà vita a una azienda di servizi, formazione e controlli per la sicurezza sul lavoro, che oggi ha sedi in molte regioni italiane. Il libro racconta le vicende di questa sfida imprenditoriale, sullo scenario dello storico divario Sud-Nord (la questione meridionale) e della criminalità organizzata, ancora forte, ma non più considerata invincibile.