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Con questo lavoro si intende portare a compimento l'indagine critica su "La struttura originaria", iniziata con "Il concetto di «relazione» nell'opera di Severino. A partire da «La struttura originaria»" (pubblicato presso le nostre edizioni, 2018). Il discorso svolto da Severino viene ripreso, cercando di individuarne il filo conduttore che possa rendere pienamente intelligibile il passaggio al tema della «metafisica originaria», che conclude l'Opera. Vengono presi in esame i concetti di «immediatezza», «differenza» e «negazione», onde pervenire al concetto di «manifestazione», che si esprime più compiutamente nella forma della «manifestazione dell'intero». L'essere, ossia l'intero, viene posto da Severino come un «insieme» o anche come quell'«orizzonte» che è in grado di contenere tutti gli enti: in entrambi i casi, è la relazione che costituisce la sua intrinseca struttura. A tale concezione viene opposto un essere che valga come assoluta unità, dunque come il superamento stesso della molteplicità e delle determinazioni. Un essere, quindi, che coincida con quello indicato da Parmenide e che non può non valere quale esclusione in atto del non-essere, ossia come negazione di un «intero» che venga inteso come «insieme» di elementi o come «totalità», assunta nella forma di un tutto-di-parti.