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Il futuro appare fuori controllo, incombe sulle nostre spalle. Il rimedio populista placa l'ansia, il timore e la paura di restare schiacciati. Ma è davvero questo il nostro unico destino? La globalizzazione e gli sviluppi impetuosi della scienza e della tecnica generano la disintermediazione della democrazia e riplasmano la vita degli esseri umani provocando solitudine involontaria e spaesamento. Il futuro è illeggibile e sembra precipitarci addosso. I cittadini, ormai scettici e disillusi dalle magnifiche sorti preannunciate dal neoliberalismo, cercano nuove rappresentanze volgendo il loro sguardo all'indietro, verso un passato «idealizzato». L'ondata populista ha le sue radici in questo movimento retro-utopico. I populismi infatti, nelle loro molte varianti, ripropongono i nazionalismi o, comunque, comunità chiuse, immuni dai pericoli incombenti dall'esterno, che sarebbero in grado di proteggere da un cambiamento ormai incontrollabile. I populismi sono senza dubbio un farmaco potente, ma rappresentano davvero l'unico destino inesorabile della democrazia? O è ancora possibile pensare altri percorsi?