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Morris Sciarcon è un giovane ebreo nato nell'isola di Rodi, da poco diventata italiana. Cresce in una piccola ma vivace comunità che da sempre vive pacificamente accanto a quella greco-ortodossa e alla musulmana. Da Rodi, nel silenzio assordante di chi avrebbe dovuto salvaguardare la vita della comunità ebraico-italiana, scende verso l'inferno dei campi di sterminio nazisti. Sfugge alla morte che non risparmia la sua famiglia, resiste, inventa stratagemmi e alla fine sopravvive. Si sposa giovane e va a vivere in Israele, poco dopo è in Italia, poi è la volta dell'Africa, infine di nuovo in Italia. Vive la Roma delle periferie e sogna l'America. In un tempo in cui rinasce lo spirito guerriero e il conflitto torna a essere popolare, la storia di Morris è piccola ma esemplare per la sua linearità: ci dice che l'unica lotta che vale è quella per la vita. Non si tratta di evitare le proprie responsabilità, evitare la guerra significa non sottomettersi allo spirito del male che divide, contrappone, disprezza. Sembra che Morris non si lasci mai prendere dagli ardori sprigionati dai grandi fenomeni storici che attraversa: la guerra al nazismo, la formazione di Stati, il sionismo, le indipendenze. Corre via. È il suo modo di restare umano in un mondo inumano. Il suo unico desiderio è quello della pace che si costruisce non contro, ma accanto agli altri.