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Una lettura, quella proposta da Tiziano Treu, capace di scardinare i pregiudizi nei confronti di una delle forme più moderne di politica attiva: l'outplacement. Uno strumento che viene utilizzato in misura ancora limitata in Italia ma con successo in molti Paesi a noi vicini: e sono proprio le esperienze europee, riassunte nel libro, a dimostrare che se le procedure di licenziamento sono accompagnate da programmi di ricollocamento costruiti intorno alle esigenze di ogni singolo lavoratore (aggiornamenti formativi, consulenza nella ricerca di impieghi alternativi) e gestiti da soggetti accreditati, pubblici o privati, il periodo di disoccupazione si riduce drasticamente. L'Italia sconta una sorta di deficit culturale che imprigiona le scelte in materia lavorativa in una logica di difesa passiva del posto di lavoro, a scapito dello sviluppo dell'employability. si crea così un circolo vizioso che conduce all'irrigidimento del mercato del lavoro, chiuso a qualsiasi tipo di evoluzione. È invece necessario sposare un sistema di politiche attive del lavoro che da un lato sgravino lo Stato da una funzione assistenzialista, costosa e inefficace, e dall'altro creino opportunità concrete di reinserimento. Introduzione di Srefano Colli-Lanzi.