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L'afrore delle paludi su cui era sorta San Pietroburgo, mescolato a quello delle scale di servizio lungo le quali si affliggono i personaggi dostoevskiani, arriva fino ai vapori e alle esalazioni delle acque di fiumi e canali che minacciano la terra ferma nelle pagine simboliste di Andrej Belyj. All'incanto del gioco degli elementi che costella le pagine della letteratura pietroburghese Mosca risponde con il fascino sarcastico e fantasmagorico dei tiri mancini che il diavolo, sotto le mentite spoglie di Mago, gioca ai cittadini della capitale nel romanzo di Bulgakov. E poi atmosfere, spazi quotidiani e aulici, rumori, apparizioni, anditi, figure che in una Leningrado e in una Mosca post-sovietica più vicine a noi traspaiono da canzoni pop (Capossela e Battiato) e poesia underground (Grigor'ev). Con sapienza, le pagine di Gian Piero Piretto guidano il nostro personale immaginario di lettori nell'esplorazione minuziosa delle due capitali, aggiungendovi una nota di familiarità, di intimità quasi corporea.