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Casualmente, ma forse non tanto, nel quarantesimo anniversario dell'invasione della Cecoslovacchia Putin e il suo clone Medvedev hanno inscenato la guerra-lampo di Georgia, riportando alla ribalta il concetto di sfere d'influenza di sovietica memoria. Un conflitto sanguinoso, ma soprattutto un avvertimento: la ricostruzione del potere statale, il potenziamento dell'esercito, il recupero della Chiesa ortodossa, il controllo di ferro sulla stampa sono le tappe di una resurrezione imperiale, cementata dall'ideologia granderussa, che non tollera ai propri confini manovre di avvicinamento all'Occidente. È questa nuova Russia che Novazio racconta nei suoi reportage, che dalle zone di guerra - passata o prossima - si spostano all'interno della società. Raccontando come intellettuali, nuovi ricchi, militari, e soprattutto la gente comune, vivano l'era di Putin, sferzati dall'orgoglio nazionale a vestire di nuovo i panni della grande potenza. Nonostante le fondamenta di questo progetto monumentale - gli introiti legati alla vendita del gas e del petrolio sui mercati occidentali - mostrino, alla luce della crisi economica mondiale, una preoccupante fragilità.