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Le competenze non sono "cose" che stanno da qualche parte: divengono, si evolvono attraverso traiettorie rapsodiche e non decidibili. Si trasformano, sono ineffabili, non sono mai stabili ma neanche completamente instabili: si manifestano con tratti di continuità ma nello stesso tempo sono perturbabili. Le riflessioni presentate in questo volume sottopongono a critica un utilizzo del concetto secondo una prospettiva riduzionista, che tratta le competenze come se fossero delle "cose" al fine di giustificare pratiche prescrittive e deterministiche. La convinzione è che si debba considerare criticamente la tendenza ad adeguare le forme del lavoro e delle attività di sostegno secondo una logica esclusivamente performativa ed efficientistica. La posta in gioco riguarda la stessa credibilità e validità del concetto di competenza che è stato originariamente proposto, tanto nel mondo dell'educazione quanto in quello delle imprese, come veicolo per il superamento di approcci esclusivamente prescrittivi.