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La sinistra italiana appare smarrita, incerta ed evanescente. Privata delle sue radici storiche, senza una rappresentanza sociale definita, si configura giorno dopo giorno come una sinistra light, leggera e brillante, adatta a competere in un sistema dominato dai media. Nello scenario del populismo mediatico di matrice beriusconiana, che da tempo fissa e scandisce l'agenda della vita pubblica, la sinistra ne assorbe i comportamenti: la personalizzazione esasperata della leadership, la seduzione in luogo del messaggio politico e della discussione sui programmi, le promesse alluvionali invece di una nuova visione di società... Anche la vita culturale è fagocitata dal sistema mediatico: i luoghi di incontro sono disertati e la discussione spostata ormai nella piazza televisiva. Ne conseguono spettacolarizzazione, passività, povertà delle idee, superficialità, tendenza alla omologazione. Fenomeni riscontrabili in altri paesi del mondo, che nell'Italia di oggi si manifestano in forme particolarmente vistose. La convinzione maturata dall'autore, nella sua attività quotidiana di responsabile della Casa della Cultura di Milano, è che sia invece ancora molto profonda la domanda di riflessione pacata, di ricerca problematica, di discussione, e che sia diffuso nel paese il bisogno di riprodurre e rimettere in circolo il pensiero critico.