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Solo negli ultimi decenni si inizia timidamente ad indagare sulla società serba fra le due guerre, la sua cultura, la sua arte e anche la sua architettura. Ci sono molte difficoltà che accompagnano queste indagini, dall'inerzia del sistema archivistico-amministrativo statale abituato a non essere disturbato da nessuno da decenni, allo spirito da conquistadores delle prime scoperte in questo campo, che fanno sì che spesso gli storici e i critici di architettura che vi indagano custodiscano accuratamente le loro fonti e i materiali trovati, alla effettiva poca abbondanza di fonti bibliografiche, tutte, con poche eccezioni, in lingua serba. Insieme a queste difficoltà "meccaniche" c'è un piano di complessità più sottile e più concettuale: si tratta di riuscire a mantenere il punto di vista critico oggettivo senza farsi sopraffare né dalla voglia di riscatto morale nazionale autoreferenziale di una corrente critica serba né, dall'altro lato, dal distacco artificiale che porta ad un automatica critica negativa della totalità dell'esperienza nazionale in confronto a quella internazionale. L'esperienza del moderno in Serbia può essere valutata in un arco di tempo assai limitato ovvero si può considerare molto breve, racchiusa nell'intervallo apertosi tra i due grandi conflitti del novecento.