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Con la puntualità dello studioso, e l'entusiasmo dell'appassionato, Ernesto Capasso ci accompagna alla scoperta delle canzoni in cui i cantautori italiani hanno utilizzato il canovaccio della fiaba e dell'infanzia per raccontare i propri mondi interiori, facendo così risaltare, spesso con risultati eccezionali, il contrasto tra un ambito narrativo rivolto alla fanciullezza e temi pensati per il pubblico adulto. La fiaba è una narrazione fantastica di cui la musica fa proprie le atmosfere e i personaggi. Buoni e cattivi si confondono, i ruoli si invertono e niente è scontato. I cantautori reinventano personaggi e colori rivestendoli di contenuti originali. L'infanzia è la stagione fatata che nell'ispirazione musicale diventa un paesaggio della mente, e nelle cui irregolari geografie possiamo ritrovare voci e pensieri del nostro ieri. Viaggiando lungo le traiettorie emotive del passato, anche gli scrittori di canzoni rivivono la propria fanciullezza, perché il desiderio di ritrovare il bambino sperduto nei labirinti dell'io è un'esigenza che nutre e dà respiro al percorso di ogni artista e ogni individuo. Dal "Burattino senza fili" di Bennato ad "Alice" di De Gregori, dal "Mostro" di Bersani alla "Nina" di De André, da cui il libro prende il titolo, l'analisi di Capasso, sorprendente e necessaria, restituisce senso a un canzoniere dai profondi significati. Prefazione di Roberto Vecchioni.