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Per molti è la pietra di paragone delle innovazioni dell'arte e della musica pop negli ultimi quarant'anni. Per altri un pretenzioso dilettante, autore di "scarabocchi musicali" o "jazz che nessuno voleva": quel che è certo è che Brian Eno, musicista, produttore, scrittore e prolifico artista solista o, come lui stesso si definisce, "paesaggista sonoro", continua a dividere l'opinione pubblica anche ora che ha superato i sessant'anni. Difficilmente in una collezione di dischi contemporanei mancherà l'impronta estetica di Eno: dalla teatralità del glam ai paesaggi sonori ambient e gli ibridi world music, dai campionamenti vocali cut'n'paste all'atmosfera amniotica delle sale chill-out, siamo circondati dalla sua musica. Figlio delle libertarie scuole d'arte inglesi e dei movimenti avanguardistici degli anni Sessanta, Eno è ancora oggi un iconoclasta. I suoi approcci innovativi hanno infuso nuova linfa in una miriade di iniziative, dal Turner Prize alla campagna Stop the War, e nel suo curriculum figurano allegramente la creazione di profumi afrodisiaci e conferenze sulla decorazione delle torte. "On Some Faraway Beach", scritto con la partecipazione dell'artista e della moglie e manager Anthea, è il primo studio critico della vita di Brian Eno, e del lungo e variopinto viaggio che lo ha reso un "uomo del Rinascimento".