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Lo scopo del volume che qui si presenta, a parte il saggio iniziale dedicato al ruolo di Giasone e della nave Argo nella strategia allusiva del Paradiso dantesco, è triplice. Il secondo capitolo, "il volume", vuole stabilire la probabilissima dipendenza delle immagini dantesche da un contesto scritturale (e esegetico) di tipo escatologico e indicare, per l'Apocalisse di Giovanni, lo status di sottotesto privilegiato (assieme anche al Vangelo di Giovanni e alle Epistole di Paolo) dell'ultimo canto del Paradiso. Il terzo saggio si fonda poi sull'idea di rintracciare nel nodo dantesco una matrice non soltanto testuale, ma anche visiva e, perciò, vicina alle arti figurative; un approccio quindi multidisciplinare, che investiga come il problema dell'Uno, del Molteplice e del loro nesso (nodo) abbia potuto riverberarsi nei manoscritti, nei mosaici, nelle miniature, nella musica e nella danza. Da ultimo un testo legato alla visione dantesca dell'effigie e alla natura, complessa e trinitaria, dell'incontro col volto umano di Cristo. Nell'Appendice, infine, l'Autore affronta il problema della "prima fontalità" del linguaggio e recupera, in questa anomala Lectura Dantis, la figura di Maria, che campeggia all'inizio del canto.