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Oscar Wilde eccelleva nell'arte della conversazione. Si cimentava di solito in racconti più o meno improvvisati, che ricalcavano altri e più celebri apologhi tratti dalle Sacre Scritture, dai miti greci e latini o dalla tradizione popolare, rielaborandoli in chiave personale, quasi sempre paradossale. La maggior parte di questi racconti sarebbe andata perduta se l'attore e drammaturgo Guillot de Saix (1885-1964) non si fosse adoperato per raccoglierli in volume. Ciascuna di queste fiabe contiene un frammento della impareggiabile fantasia wildiana nel creare storie o parodiarle, cercando in ogni trama una sorta di insegnamento o di rivelazione, un presagio, un segno del destino. Da qui, il nome di "vangelo" per questo florilegio di parabole dal sapore profano ma per nulla prive di religiosità.