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"Lo stratega" scrive l'autore di questo libro, andando al nocciolo del pensiero di Sun Tzu, "mira a conquistare non tanto le fortezze e le armate del nemico, quanto il suo spirito". Se ciò è vero in materia di generali e di guerra, lo è tantopiù quando si parla di seduzione. La seduzione - non solo quella amorosa, ma anche quella che deve saper mettere in opera il manager, il politico, il comunicatore, il formatore - è un terreno privilegiato di applicazione del pensiero strategico cinese: il suo scopo è conquistare l'altro, non sconfiggerlo né tantomeno distruggerlo, e i suoi strumenti d'elezione sono esattamente gli stessi elencati nel trattato stilato 2500 anni fa e giuntoci con il titolo L'arte della guerra. Proprio come il buon condottiero, il seduttore deve saper analizzare il contesto e i suoi punti favorevoli e sfavorevoli, scegliere i modi più appropriati per avvicinarsi alla preda, leggerne e interpretarne bisogni e desideri, instaurare con lei una relazione aperta e in continuo divenire. Che si tratti di conquistare un nuovo mercato, convincere un consiglio di amministrazione o presentare un progetto, il seduttore è colui che coglie nella realtà i germi del possibile cambiamento e sa scegliere, caso per caso, il modo più efficace per trasformarla, naturalmente a proprio vantaggio. Il generale migliore non usa mai le armi; il vero seduttore fa credere alla preda che solo tra le sue braccia troverà la felicità.