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Una lucida e puntuale narrazione di tutti gli elementi che hanno caratterizzato la strenua battaglia contro il Covid, spiegata bene già nel titolo, De bello Covid, che ci rimanda ai tempi della scuola quando studiavamo il De bello Gallico. E in effetti diverse pagine sono un resoconto della emergenza pandemica vissuta come un conflitto, tra disorientamento, aggressività e dure consapevolezze; altre sono dedicate alle vittime: agli anziani, alle donne, ai bambini, al servizio sanitario, alla scuola, al mondo della informazione. Molti gli errori di tutti, dalle istituzioni ai piccoli grandi errori del comune cittadino "che in balia della confusione", chissà perché, sceglie anche lui, come chi governa, la via più facile e scontata. Attorno all'estrema obiettività ruota tutta la trattazione di questo periodo così particolare, fino a poco tempo fa ipotizzato solo al cinema. Sì, perché alle autrici più che cercare dei colpevoli interessa capire, andare al fulcro centrale della questione, perché solo comprendendo con la testa, ma anche con il cuore, si può sperare di saper innovare quel che è necessario, di saper creare nuova vita e nuova storia dentro il mondo globalizzato, di cui proprio la pandemia ha messo in evidenza le enormi contraddizioni e le appariscenti criticità, dalla politica alla economia e alla cultura. Sarebbe il giusto e prezioso omaggio a chi con la propria vita ha pagato errori non suoi, a coloro che non hanno potuto dare l'ultimo saluto ai propri cari, a tutti i ragazzi privati, nel migliore dei casi, della propria vita sociale attraverso cui apprendere gli strumenti per poter da adulti districarsi nelle maglie dei tanti nonsense della vita, a chi con impegno eroico ha cercato di fidarsi e di affidarsi scontrandosi spesso con una realtà che, se non fosse stata tragica, sembrerebbe una farsa messa in scena da attori mediocri.