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Cava di Cocorrovile, Orune, uomini che picchiano con rabbia sui massi, il paese arroccato e battuto dai venti, la gente che impreca in silenzio, la madre, i fratelli: sono i mondi di Nineddu, il ragazzo che sognava di diventare un apprezzato scalpellino. Poi la guerra, la fame, la partenza per la miniera di Carbonia, i nuovi compagni che alternano umanità e crudeltà nei confronti di quel ragazzo che si dispera perché non riesce a trovare il filo della pietra. Nineddu torna al paese, ma il padre, ferito nella guerra di Spagna, non potrà più guidarlo: da solo dovrà imparare il mestiere di vivere. Andrà a scuola, ma gli insegnamenti che si porterà dentro saranno quelli conosciuti fra i tagliatori di pietra o, in seguito, nel mulino-pastificio, a Nuoro, dove lavorerà come imballatore di spaghetti. Nomi e volti di una umanità disfatta dalla fatica si affollano nel racconto. E ancora un duro magistero, nella federazione dei fasci, davanti alle prepotenze lunatiche dei gerarchi.