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Oggetto dello studio (1962, riedito nel 1972) è l'antico villaggio sardo in rapporto ai bambini che vi crescono e che ben presto vengono assorbiti nella comunità. Degli adulti - chi siano, come pensino, come lavorino - sappiamo poco ma non è necessario: essi sono gli dèi onnipresenti e potenti, coloro che conservano per sé responsabilità e fatica concedendo al bambino un breve periodo di libertà, al termine del quale condivideranno lavoro e dolore. L'intero villaggio svolge in tal senso una funzione educativa corale. Così l'autrice apre al lettore un mondo in cui l'infanzia è figlia della propria cultura come un frutto è figlio dell'albero: lontana dalla banale esaltazione del piccolo selvaggio, gli offre un approfondimento, condotto sulle basi dell'antropologia sociale e vivificato dal linguaggio della poesia, di una condizione di vita che ha luci e ombre, ricostruendo con uno stile partecipato un'infanzia non certo facile e tuttavia fervida di bellezza, di forza e di significato. Prefazione di Teresa Buongiorno.