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Muovendo dalla amara vicenda del lockdown, l'autore affronta la drammatica crisi del cinema che si invera nelle sale cinematografiche vuote. Sono luoghi nati, invece, per essere un "topos spazio-tempo" dove il vissuto personale diventa condivisibile rimanendo, purtuttavia, unico nella sua originalità. In questo luogo avvengono, però, anche altre magie: lo spettacolo cui assistiamo ci coinvolge emotivamente, sì, ma carnalmente. Ce lo spiegano le neuroscienze, mettendo in luce il ruolo dei neuroni specchio, in una vera esperienza di specchiamento, un corpo a corpo fra lo spettatore e il film. Perché il Cinema è anche "corpo". E quello dell'autore è un tentativo di un avvicinamento al cinema compiuto da uno psichiatra con le sue proprie conoscenze, ma anche quale spettatore che pesca nei suoi ricordi, nelle sue emozioni riemerse durante la scrittura. Nel rapporto spettatore-schermo si dipana una relazione fra una, la storia del primo, e le storie che scorrono nei fotogrammi.