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Sprovvista di mezzi economici e culturali ma fermamente decisa a farsi strada nella febbrile Chicago fin de siecle, la giovanissima Caroline Meeber, chiamata in famiglia con il nomignolo non del tutto affettuoso di "sister Carrie", è disposta a ogni cosa pur di raggiungere il successo. Così, da povera operaia in una fabbrica di scarpe, diviene l'amante prima di un commesso viaggiatore, poi del direttore di un lussuoso locale, salendo senza troppi scrupoli i gradini della scala sociale verso una fortunata carriera di attrice. "Sister Carrie", romanzo d'esordio di Theodore Dreiser, apparve nel 1900 alquanto in sordina, con una tiratura di sole mille copie. Eppure quest'opera "immorale", destinata a segnare il destino della narrativa novecentesca americana, conobbe in seguito un enorme successo commerciale grazie a una seconda versione, frutto di un capillare lavoro di revisione e quasi di autocensura operato dall'autore (spinto dalle reazioni scandalizzate del pubblico e della moglie dell'editore), che ne limò "sconvenienze" ed "eccessi", aggiungendo effusioni sentimentali e un finale malinconicamente consolatorio.