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"I misteri di Napoli" riecheggia, nel titolo, "I misteri di Parigi" di Eugène Sue, ma è più un omaggio a una moda letteraria che il segno di una vera e propria filiazione, poiché il romanzo di Mastriani (pubblicato in novantatré dispense sul quotidiano Roma tra il 1869 e il 1870) indaga il "ventre oscuro" della città con una spietatezza, una capacità descrittiva, una verità e una consapevolezza totalmente ignote al feuilletoniste francese. Mastriani ambienta la sua intricatissima vicenda nella fase decadente della dinastia borbonica, dal 1848 all'arrivo a Napoli dei piemontesi. Lo scrittore non inventa, bensì narra descrivendo, senza tacere né edulcorare nulla: dalla malavita ai baroni, dalla nobiltà decaduta ai camorristi, tutto viene inglobato in questo grandioso, inquietante (e per certi versi ancora attualissimo) affresco dalle atmosfere corrusche in cui si muovono decine di personaggi, da Onesimo e Maria (i due eroi positivi) a una ridda di mendicanti, ladri, usurai, prostitute, assassini da far impallidire i più sinistri tipi di Victor Hugo e di Dickens... Un lungo, avvincente, incredibile "cunto" che ha saputo suscitare, nel tempo, la stupita ammirazione di intellettuali come Benedetto Croce, Matilde Serao, Luigi Russo, Corrado Alvaro, Domenico Rea.