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Nella sterminata lista delle opere di Balzac, tra drammi, romanzi, testi di critica letteraria e articoli giornalistici, ci fu spazio anche per questa "Teoria del camminare", beffardo e serissimo saggio psico-sociologico sul movimento umano, nel quale il grande scrittore indossa le insolite vesti di antropologo. L'autore della "Commedia umana" dedicò non poco tempo e riflessioni all'argomento, abbandonando e riprendendo il progetto diverse volte ma continuando sempre a interrogarsi sul significato profondo, e a suo dire mai sondato, delle andature belle e di quelle sgraziate. Man mano che le sue scoperte in materia aumentavano in quantità e chiarezza ("Brrr! Le domande schizzavano come cavallette! Un eccezionale argomento!"), Balzac si convinse di essere sulla soglia di un segreto tanto oscuro quanto affascinante. "Non è davvero incredibile" scrisse "il fatto che, da quando l'uomo ha iniziato a camminare, nessuno si sia chiesto perché cammina, come lo fa, se potrebbe forse farlo meglio, cosa avviene mentre passeggia e se non esiste un modo per impostare, modificare e studiare la sua andatura?".