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Da oltre vent'anni Emmanuel Hirsch accompagna i malati terminali e i loro familiari lungo il percorso che porta alla fine della vita. Come medico e come responsabile di diversi centri di Etica Medica della Sanità pubblica francese, Hirsch ha affrontato gli innumerevoli aspetti legati a questa condizione dell'esistenza, sotto il profilo sia sanitario che morale. Il risultato della sua lunga esperienza si ritrova in questo breve ma intenso saggio. Partendo da casi di cronaca avvenuti in Francia, molto simili a quelli italiani di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro, l'autore sottolinea l'inutilità di dibattiti in cui la fase terminale di una vita diventa la posta in gioco per controversie ideologiche e politiche, che riducono la discussione a un mero schierarsi "pro o contro l'eutanasia". Hirsch ribadisce il dovere del medico nel predisporre sempre e comunque la cura, rifiutando l'ipotesi di una legge che regolamenti il ricorso a forme di morte anticipata come l'eutanasia, perché la singolarità dell'esperienza che vive il malato non può essere assoggettata a norma. Dunque le vere domande che dovremmo porci, secondo Hirsch, sono: come rispettare la libertà di una persona dipendente a tal punto da una malattia da non riuscire più a gestirla? Come immaginare, con lei o per lei, quando non si esprime più, le condizioni di una vita ancora degna di essere vissuta, anche quando l'evoluzione della malattia porta, in modo ambiguo, sproporzionato, a non proseguire?