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Salvatore Alibrando, classe 1900, è un contadino che cerca come tanti di sbarcare il lunario nella Sicilia degli anni '30. La fatica e il lavoro non lo spaventano, ma sogna di poter fuggire da quel destino che appare immutabile e che da sempre è caratterizzato da sacrifici, miseria e stenti. A Santa Lucia del Mela, il paese dove è nato e vive, di occasioni ve ne sono ben poche. Tutto, da sempre, è in mano ai soliti personaggi. Per quelli del suo stato sociale solo sudore e poche lire, fame e miseria. L'occasione si presenta nel 1936. Il governo fascista richiede braccia instancabili, energiche e vigorose per l'Africa. Salvatore sente quelle discussioni nel paese e legge, per quel poco che riesce a comprendere, quegli appelli della patria a trasferirsi nelle terre del nuovo impero coloniale italiano: firma. Non immagina di diventare un legionario, ma per lui la sorte ha previsto le atrocità della guerra civile spagnola, tra un diluvio di bombe, proiettili di mitragliatrice, di moschetto e bombe a mano a Puerto del Escudo. Qui nasce dal profondo del suo cuore, con la paura incombente della morte, quella sacra promessa che vorrà a tutti i costi mantenere: costruire una piccola chiesa, simbolo di pace e di fede.