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Le persone e le storie di un antico libro italiano sono note in tutto il pianeta: "Cenerentola e la sua scarpetta", la "Bella addormentata nel bosco", "Il gatto sapiente e parlante", i due "Bambini abbandonati". Si ritrovano poi in tutta la tradizione della fiaba europea e in tutti i generi e i linguaggi, anche dei fumetti, serial e film. Un letterato di corte ha composto in una raffinata architettura i capricci dei re. i sorrisi delle fate, i corpi stupefacenti delle fanciulle, le avventure dei giovani che. nei boschi, incontrano orchi e combattono draghi. È il "Canto de li cunti" (1634-1636) di Giambattista Basile: un mix di teatro, canzoni, letterature, proverbi, scritto per il passatempo nei giardini, nelle stanze, nelle piazze. Da quest'opera letteraria comincia la fortuna della nebulosa del racconto che chiamano fiaba. Nella sua logica i luoghi e i tempi della narrazione si smaterializzano, le fate e gli orchi mettono in contatto con il Sottoterra e il profondo delle tradizioni, i re sono capricciosi e i maghi esperti di macchine. È il viaggio della Modernità verso l'ignoto e le sue prove. Raccontare fiabe è un gioco: con le sue regole è possibile dire una cosa e intenderne un altra grazie alla scrittura segreta amata dalla cultura barocca. Ma è anche un potente strumento di critica del costume, che rende liberi chi racconta e chi ascolta, veicola etiche, politiche, visioni del inondo e consente di sondare i piaceri e le paure dell'essere.