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A dispetto delle apparenze, la logica dialettica di Hegel non è mai stata così popolare. Suoi frammenti sono riemersi come genealogie, catene di spostamenti simbolici e somiglianze di famiglia; ma quel che più conta è che il suo punto di vista è costantemente riaffermato da quanti si genuflettono nei confronti dello stato attuale delle cose, per esempio della suprema razionalità del mercato, e considerano ogni discorso normativo o utopico una patetica espressione dei propri desideri. Per Ermanno Bencivenga, kantiano devoto, questa logica è il nemico; ma di essa egli ammira la straordinaria potenza e capacità di seduzione. In questo libro dunque si impegna a renderne conto, in un confronto onnicomprensivo con il testo hegeliano e in un discorso formulato con la consueta chiarezza. La logica hegeliana è messa in puntuale contrasto con la sua principale alternativa, la logica analitica di Aristotele, e la sua essenza è riscontrata in una caratterizzazione del significato come narrazione, come storia. Da questo punto di partenza Bencivenga sviluppa la sua interpretazione del concetto e dello spirito hegeliani, e del senso in cui Hegel si pone, e non si pone, alla fine della storia, arrivando infine ad articolare nel modo più esplicito la presenza di Hegel nel mondo contemporaneo e il pericolo che essa rappresenta.