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La nostra è l'epoca del dominio della cifra, del numero, della valutazione scientista. La pratica della psicoanalisi rifiuta questa cultura, mettendo in valore l'eccedenza del soggetto dell'inconscio rispetto a qualunque atto di quantificazione universale. Se l'inconscio non si può misurare, questo però non solleva gli psicoanalisti dal rispondere alle richieste dell'Altro della valutazione. Il volume si propone di farlo ponendo una domanda chiave: "Che cosa rende possibile il cambiamento in una cura analitica?". Attraverso la lettura concettuale di un caso clinico, l'autore prova a darvi risposta confrontando i concetti della psicoanalisi con quelli della più attuale ricerca in psicoterapia, per verificare che dell'inconscio, pur non quantificabile, si può dimostrare con rigore l'esistenza, e da essa ripensare i fattori terapeutici in gioco.