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"È questa la Libia segreta di Monika Bulaj. Polacca e viaggiatrice come Kapuscinski, Mickiewicz, Potocki e - perché no - Wojtyla, anche lei insegue voci deboli, cerca periferie, microcosmi dimenticati dalla storia. Racconta come pochi le terre di nessuno, sospese tra luce e ombra, monoteismo e superstizione, Occidente e Oriente. Viaggia leggera, veloce come un'oca selvatica. Dorme sotto le stelle, mangia quando capita, ha la resistenza di un guerrigliero afghano. Cerca in Iran e sul Baltico, traversa Caucaso e Carpazi lungo piste da bracconieri. Riempie taccuini di una scrittura minuta, fotografa con gli occhi prima che con la macchina. Un lampo blu che cattura, addomestica, trova l'anima delle cose." (Paolo Rumiz)