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Il rapporto con l'altro, con il diverso, con coloro cioè che non erano riducibili alla sua norma, il Signore l'ha sfuggito o l'ha cercato? L'ha dribblato o l'ha provocato? L'ha temuto o l'ha desiderato? E quando è avvenuto il confronto con l'altro, Gesù ne ha rispettata l'identità o l'ha violentata? Nelle sue relazioni umane con il diverso, prevale in Gesù il "riconoscimento dell'alterità" o la "smania dell'omologazione"?