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Ancora un libro sull'intercultura. Vero, ma attenti, non il solito libro sull'accoglienza. L'accoglienza resta fondamentale in un ottica "interculturale" ma non basta. Occorre un altro passo in avanti verso la decostruzione degli stereotipi che accompagnano la rappresentazione e la conoscenza dell'altro. Si tratta di una strada complessa e difficile lontana dai buoni sentimenti e insidiata da possibili conflitti sociali ma forse l'unica percorribile in campo educativo. Così come ogni individuo è un intreccio di identità diverse con relazioni mobili che si evolvono, allo stesso modo ogni cultura è intercultura. Classificare le persone usando la "civiltà" di appartenenza come categoria distintiva è sbagliato e porta a scelte sbagliate. I giochi contenuti in questo testo si propongono come trappole per la mente che spingono a riflettere sugli stereotipi, sui nodi problematici che siamo tutti chiamati ad affrontare. Questi giochi aiutano a riconoscere l'altro e il suo punto di vista attraverso una narrazione che non ha una sola prospettiva, che aiuta a identificare le differenze e a renderle relative, a costruire trame dialogiche e ad apprezzare punti di vista differenti. Questi giochi possono, ancora, aiutare a percepire gli esseri umani come "ponte" tra un "dentro" e un "fuori". Giocando potreste riscoprirvi, con sorpresa, ad agire in modo nuovo, e a dire frasi mai pensate; e non sempre politically correct. Presi dalla vertigine della dimensione ludica potreste ritrovarvi ad affermare qualcosa che in bocca ad altri, ascoltata per strada o in TV, vi parrebbe scandalosa. E di lì cominciare a pensare e a dare nuovi fondamenti ai nostri "buoni sentimenti", a renderli efficaci, aperti e duraturi. Può esistere una trappola per pensare migliore di questa?