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Possiamo vivere da soggetti, e non solo da inseguitori affannati, questo nostro tempo di vertiginose incertezze? Questa nostra sfidante quotidianità, trascinata per la prima volta dall'origine della specie nell'avventura di una società-mondo? Avventura sconosciuta, che porta con sé allo stesso tempo nuove speranze di civiltà delle relazioni e nuove inaudite barbarie? Pochi studiosi come Edgar Morin hanno osato affrontare queste domande a tutto campo, interrogandosi sul ripensamento radicale della condizione umana che il nostro tempo invoca con drammatica urgenza. In quarant'anni di studi appassionati, Morin ha messo in dialogo la galassia parcellizzata dei saperi naturalistici e di quelli socio-antropologici, alla ricerca di un modo unitario di raccontare la nostra storia di specie, le nostre vicende sociali, e insieme la nostra esistenza quotidiana, nel vivo contesto dell'ecologia planetaria. Al cuore dell'impresa moriniana, nella lettura di Sergio Manghi, c'è l'idea spiazzante che la qualità di soggetto non sia esclusivamente umana, ma caratterizzi ogni creatura vivente. Accogliendo la sfida di questo decentramento, diventa possibile la reimmaginazione ecologica della condizione umana, nella sua straordinaria unicità, senza separarla dal grembo della storia naturale. E diventa possibile scommettere sulla possibilità di vivere da soggetti la nuova avventura della società planetaria che va trasformando giorno dopo giorno il nostro orizzonte di senso.