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Il lavoro dell'antropologo deve caratterizzarsi sempre più consapevolmente e metodologicamente come un approccio dell'orecchio, vale a dire una modalità di relazione più ravvicinata e intima come può essere l'area uditiva del bisbiglio, onnicomprensiva e sferica come lo è la percezione dell'orecchio, tumultuosa e caotica come possono esserlo a volte i suoni, irrazionale e incomprensibile come il primo approccio con una nuova lingua della quale viene compresa soltanto la novità sonora dei fonemi, psicologicamente destabilizzante e produttrice di equivoci come i rumori di cui non si decodifica il significato.