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Luigi Giugni, meglio conosciuto come Gino, non fu solo un politico ma anche un professore, un intellettuale e, soprattutto, un riformista, la cui natura si fondava sulla particolare sensibilità verso la realtà sociale, i rapporti collettivi e il dialogo. Questo saggio si propone di esplorare alcuni dei momenti cruciali della vita di Giugni al fine di tracciare la commistione tra la sua concezione giuridica del lavoro e i suoi valori liberalsocialisti. Nel fare questo, il presente studio mette in rilievo il ruolo che egli ha avuto all'interno del protocollo Intersind-Asap del 1962, nella stesura dello Statuto dei lavoratori e nell'accordo del 1993. Particolare attenzione sarà rivolta alla posizione dell'uomo politico e riformista Giugni nell'analisi del secondo dopoguerra, dei governi di centro-sinistra degli anni Sessanta e dei rapporti tra questi e i sindacati. Il saggio mette a fuoco il valore dell'eredità lasciataci da Gino Giugni considerando anche le preoccupazioni che egli aveva, durante il suo ultimo periodo di vita, nei confronti del lavoro autonomo.