Tab Article
Il teatro di cura non è una chiave per la pacificazione conformista e omologata ma una via stretta per fare i conti con ferite, contraddizioni, mancanze umane responsabilmente prese in carico, condivise e fatte fruttificare come patrimonio di solidarietà. I suoi protagonisti sono assediati e abitati dall'angoscia, dalla solitudine, dall'impotenza a comunicare e dalla difficoltà a esistere, eppure riescono a divertirsi, a giocare, ad attingere uno stato di pienezza sulla scena. Per questo le loro rappresentazioni non hanno a che fare con l'intrattenimento, con il mestiere, con il narcisismo dell'esibizione, bensì con la vita, la quale pretende da noi la serietà della leggerezza e la capacità di danzare sulla infelicità.