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Come si può raccontare di una figura che tutti credono di conoscere e che ha visto innumerevoli rappresentazioni artistiche? Una figura su cui si è detto apparentemente - già tutto? Felicitas Hoppe sviluppa il tema fondante del romanzo storico in maniera del tutto originale e provocatoria: "Johanna" è un romanzo che tratta di come si fa Storia quando si racconta. Al passo della Storia risponde la passione della letteratura, trascinandoci, nel confronto con gli slanci di Giovanna, nel dialogo con la nostra paura. Molte voci nel libro, e due figure: la prima è senza nome, la seconda è Johanna, Joan, Giovanna. La prima, una studiosa di storia alle prese con la sua tesi di dottorato, incentrata sulla sorte di Giovanna d'Arco. La studiosa ci narra in febbrile delirio, e senza limitazioni, l'assimilazione e la fusione con l'oggetto della sua ricerca, dall'aula universitaria all'esame di dottorato. Una sera la troviamo, dopo una festa in casa del dottor Peitsche, più esperto di lei, a mettere in ordine la cucina, poi a spostarsi in camera da letto, calpestando un pavimento rivestito di copricapo di carta. Su ogni copricapo si legge una definizione, una frase (Niente sangue; Cenere alla cenere; Il vento sta cambiando). Manca il copricapo di Giovanna. Con cosa incoronarla? Cosa scrivere sul copricapo di Peitsche, cosa è scritto su quelli dei combattenti intorno a Giovanna? Cosa hanno ascoltato davvero i monaci nascosti dietro le tende quando Giovanna fu processata?