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Morten Sondergaard ha vissuto a Vinci, il paese natale di Leonardo, per diversi anni. Lì queste poesie hanno visto una prima ideazione, creandosi in particolare nel ritmo, che spesso dà alla materia stessa della poesia la possibilità di avverarsi nel linguaggio. Ma è solo "dopo", al ritorno in Danimarca, che ogni componimento ha davvero trovato una sua identità formale, senza peraltro farsi definitivo. Le poesie di Morten Sondergaard sfuggono alla compiutezza come assioma, è nel movimento, nel viaggio tra "Vinci" e il "dopo" che prende forma il raffinato gioco di sguardi diversi a cogliere la stessa immagine, a mettere a fuoco in piani differenti lo stesso spazio narrativo. In questo si concretizza la concezione secondo cui l'opera d'arte non si abbandona completamente alle mani dell'artista, ma trattiene un'essenza di cui il risultato finale non è che una delle rivelazioni possibili. Qui il poeta sceglie una forma compiuta che quindi non si fa mai assoluta, e insieme ne fissa una identità rendendo invisibile il processo che lo ha portato alla scelta finale. Il risultato sono poesie compiute e aperte che comunicano le une con le altre e con un mondo che esiste tra un verso e l'altro, negli spazi lasciati bianchi.