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La politica ha ceduto il passo all'economia e ha trasferito a essa buona parte del suo potere regolatore? I fatidici "poteri forti" condizionano le scelte dei governi? Chi pensa che sia una degenerazione dei rapporti di forza del Terzo millennio globalizzato deve leggere questo libro. Scoprirà che le dot.com, i colossi dell'e-commerce, le grandi corporation in genere non hanno inventato nulla, ma camminano sulle orme lasciate dalle compagnie mercantili a partire da quattro secoli fa. E che, paradossalmente, la "diplomazia ibrida", alla quale partecipano anche attori non statali, nasce quasi in concomitanza con l'affermarsi dell'idea di Stato moderno, inteso come unica entità politica sovrana, all'indomani della pace di Vestfalia. Con acutezza e spirito critico, "Per la patria e per profitto" ci mostra la lunga strada che ha portato a un governo del mondo condiviso tra una pluralità di soggetti - oltre agli Stati, le organizzazioni sovranazionali, le Ong globali, i soggetti pubblici non statali, le grandi società multinazionali - e all'esercizio di una nuova forma di diplomazia, ibrida appunto, nella quale tuttavia la politica può e deve ritrovare la sua centralità.