Tab Article
Lo studio colma finalmente una lacuna della storiografia degli ultimi decenni, dedicandosi con precisa passione all'esame complessivo degli scontri tra Roma e l'impero partico lungo l'arco dei secoli tra la battaglia di Carré e la caduta degli arsacidi. Crasso, Antonio, Corbulone, Augusto, Tiberio, Traiano e gli altri protagonisti occidentali sono accostati alle controparti partiche in un'analisi che non si limita alla precisa ricostruzione degli scontri militari, ma tratta con ricchezza di particolari anche gli aspetti diplomatici e di intelligence, senza trascurare componenti antropologiche dei due Stati rivali che vanno ben oltre gli stereotipi del dissidio tra Occidente e Oriente. In queste pagine, scritte all'indomani dell'invasione irachena avviata dall'amministrazione Bush, non si cade in anacronistiche analogie, ma viene senz'altro raccolta la sfida di cogliere alcune costanti: l'importanza delle informazioni sul terreno di scontro, i limiti strategici delle azioni tese unicamente all'affermazione della superiorità di una parte sull'altra senza prospettive sul lungo termine, la debolezza di una politica che delega alla guerra la risoluzione di conflitti altrimenti dirimibili. «Il fatto che superpotenze di ieri e di oggi possano agire in modo irrazionale può insegnarci qualcosa non solo sulle forze che stabilirono i confini di uno dei più grandi imperi del mondo, ma anche su di noi. Sia Roma che gli Stati Uniti possono soffrire di quelle che P.A. Brunt chiamava 'illusioni imperiali'».