I carri armati italiani. Leggeri, medi e pesanti (1919-1945) di Cappellano Filippo; Battistelli Pier Paolo; Pagliano M. (cur.) - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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I carri armati italiani. Leggeri, medi e pesanti (1919-1945)

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Dalla fine della Grande Guerra sino ai primi anni del Secondo conflitto mondiale, l'Italia creò una propria forza corazzata dotata soprattutto di carri armati leggeri, particolarmente adatti, secondo le teorie dell'epoca, ai terreni montani dei confini settentrionali della penisola. Il FIAT 3000, basato sull'FT francese, fu il primo carro prodotto in serie, anche se non fece in tempo a partecipare alla Prima guerra mondiale. In seguito apparvero i carri veloci (poi denominati carri leggeri), piccoli e sprovvisti di torretta girevole, che, nonostante i soprannomi assegnati loro come "scatola di sardine", si dimostrarono adatti alla meccanizzazione di massa. Le esperienze sul campo fatte in Africa orientale e in Spagna misero in evidenza i limiti di questi veicoli e portarono a un loro impiego sempre più limitato finché non furono disponibili il carro leggero L6 e i suol derivati e i medi M11 e poi M13, M14 e M15. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel giugno del 1940, le prime azioni affrontate in Francia, nei Balcani e in Africa settentrionale e orientale ebbero in genere esito disastroso, ma a partire dagli inizi del 1941 le truppe corazzate italiane seppero dimostrare capacità e coraggio, pur nella generale inferiorità di materiali nei confronti degli avversari e dell'alleato tedesco. L'apparizione dei semoventi migliorò la situazione italiana, ma le quantità disponibili furono sempre insufficienti alle necessità.

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