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Sull'ampio sfondo di un curvo orizzonte immaginario vengono disegnati luoghi reali e familiari all'autore: borghi, quartieri, siti e contrade - come Favara, Barranca, Badetta, Nicetta, Furiano, Marina Vecchia - diventano il teatro o gli scenari degli eventi narrati, che si diramano a partire da un vecchio salone da barba frequentato da 'u zzu Peppe, don Calogero, un certo Bittu Ova e qualche altro avventore a cui piace chiacchierare, a voce alta e con l'impeto della passione, di guerra, di dittatura, di argomenti passati. Bittu Ova, con la sua frequente presenza, angoscia il giovane barbiere Baffo, il quale cova idee bizzarre, ma in fondo è un brav'uomo, agiato e rispettato. Una notte, una sorta di boato fa tremare la terra. All'interno di questo inaspettato accadimento, che, a scatola cinese, ne apre e sollecita altri, la narrazione si sposta verso il castello di Cruzzuluddu, dove abita una fanciulla dalla fatale bellezza nei confronti della quale arde di passione Baffo. La fanciulla è appunto Bice, che in seguito verrà rapita da una banda ai fini di un lauto riscatto...