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Il condizionamento della società sui singoli, sull'effettivo grado di libertà che un individuo può esercitare, fa sì che la persona tenda a far propri comportamenti e modelli culturali volti a incrementare l'attitudine al consenso, alla delega, alla passività, e, insieme, ad ampliare la richiesta di sicurezza, di ordine, di successo personale. Ecco perché, a partire dall'inizio degli anni Ottanta, il "Movimento" e la voglia di ribellarsi, che ci avevano tutti coinvolti, presero rapidamente ad affievolirsi e a lasciare via via sempre più spazio all'egoismo, alla competizione, alla rimozione della solidarietà, della fratellanza e dell'uguaglianza. Tutto questo ci omologa, oggi, in modo inquietante, proprio a quella visione del mondo che combattevamo. Ormai siamo tutti corrotti; la nostra corruzione culturale e sociale consiste nel riconoscerci ed accettarci supinamente per quello che si è: istintivamente egoisti, naturalmente individualisti. Siamo sempre più attenti all'affermazione dei nostri diritti e alla soddisfazione dei nostri bisogni e sempre meno attenti all'affermazione di quelli degli altri; ormai questo andamento ci appare normale, scontato.