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La mala genia degli estortori e degli usurai ha origini antiche, tant'è vero che nel Medioevo persino gli istituti di credito praticavano l'arte dei "sùbiti guadagni", tanto illeciti quanto rovinosi sotto ogni punto di vista. In questo romanzo si tratta di un giallo, o di un giallo a metà, nel senso che i connotati tipici di questo genere letterario vengono qui alterati, a tal punto che la ricerca del rapporto causa-effetto, così come l'investigazione sui colpevoli, ben presto rivelati al lettore, avviene non al buio, ma sotto la luce del sole. Quel che preme ai protagonisti dell'accadimento, infatti, non è venire a conoscenza della loro identità quanto acquisire delle prove, certe e probanti, del loro soffocante persecutorio strozzinaggio. Papillon e cravattari è un romanzo che associa il gusto dell'avventura, della scoperta e della sorpresa, all'impegno etico-sociale al quale tutti gli scrittori siciliani, dai più autorevoli ai più modesti, non devono rinunciare.