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Ventuno liriche in tutto, una breve raccolta, che comprende un arco di tempo di poco meno di un decennio. 31 agosto 1999-23 giugno 2008: sono queste le date estreme di una significativa esperienza poetica che vede, al suo debutto, il ventinovenne Pierluigi Miraglia. Una rivelazione che stupisce per l'originalità delle immagini, per l'estrema semplicità del linguaggio, ma soprattutto per la densità dei contenuti. Fatto strano per un giovane laureato in scienze agrarie. Una stranezza soltanto apparente tuttavia, che diventa del tutto inconsistente se, per un attimo, ci soffermiamo sui tanti casi che contrassegnano la nostra storia letteraria e se, in particolare, ripercorriamo l'illuminante saggio pascoliano "Il fanciullino" per renderci conto che "la poesia, in quanto è poesia, poesia senza aggettivo... è di chi trova la poesia in ciò che lo circonda". È proprio questa la marca che impronta le liriche di Pierluigi, che, avendo dato voce ad una sua intima esigenza di esprimere in versi stati d'animo, esperienze di vita, emozioni, impressioni, ha assecondato, per lunghi anni, questo suo bisogno, in assoluto silenzio.