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"Questo romanzo nasce da una scrittura fortemente sorvegliata. La forma narrativa, pur essendo in prima persona, è guidata con distacco, attraverso un lento e sofferto recupero del passato, che si traduce in una riuscita operazione proustiana. Tra queste pagine si muove una donna che attua una continua presa di coscienza del suo ruolo di donna, di madre e di docente. Viene così componendosi una storia fuori del comune. Sullo sfondo di una Roma, e di un'Italia, degli anni settanta, gli anni di piombo del terrorismo. L'incipit del romanzo è in qualche modo anche l'acme, non a caso si scoprirà che coincide con l'ultima sequenza del libro. Da qui comincia il cammino a ritroso, la ricerca del tempo perduto. La sorpresa finale che attende il lettore è che a lui compete la parte di chi deve formulare una possibile conclusione del romanzo. Un work in progress di straordinario interesse." (Anna Maria Vanalesti)