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Nel 1884, quando apparve la prima edizione dei "Poeti maledetti", il mondo intellettuale e artistico francese viveva un fervore di progetti, di suggestioni e idee. Negli anni delle polemiche intorno al simbolismo e alla décadence la raccolta presentata da Verlaine esplose come una meteora, additando tendenze del gusto e influenzando profondamente le sensibilità. Per il lettore odierno, questo studio-antologia svolge innanzitutto il compito fondamentale di riportare al suo significato primigenio un emblema, quello del "maudit", che troppo spesso è stato frettolosamente appiccicato a qualsiasi poeta, propenso a un'esistenza sregolata, a un fondato o ingenuo estremismo, che abbia scritto versi francesi durante gli ultimi due secoli. Ma come dice Verlaine nella sua breve, intensa introduzione, i poeti maledetti sono soprattutto poeti dell'assoluto, di un assoluto che si connota come odio del volgare, della mondanità, del consenso...