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Prima di essere Pietro Rosi, il realistico e quotidiano figlio dell'oste del Pesce Azzurro di "Con gli occhi chiusi", Federigo Tozzi si era letterariamente proiettato in Paolo e, attingendo alle risorse dell'autobiografismo en travesti, in Adele: un superomistico eroe sconfitto in chiave biblico-simbolista e un'isterica di accertata autorizzazione scientifica, protagonisti tragici ma tra loro diversissimi di un "poema in prosa" e di un romanzo che annoverano pagine tra le più belle dell'autore. Un Tozzi della cultura poliedrico e complesso, segreto e per molti aspetti sorprendente, e due testi - Paolo e Adele - già straordinariamente significativi della sua precoce maturità artistica, utili a smantellare, ad apertura di percorso e una volta per tutte, l'immagine di un presunto scrittore naïf.