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Se di Proust e del suo stile già tanto è stato scritto, è pur vero che questa ricerca del motivo botanico, erudita e sottile senza tuttavia volersi accademica, ne offre un'originale lettura. Dei celebri e ricorrenti biancospini, lillà e ippocastani, come del più timido ramo di melo o cassis, l'autrice svela le valenze più inattese: i vegetali si rivelano con le loro personalità, agiscono nella variegata schiera dei personaggi, cooperano al complesso costruirsi della memoria. Appoggiandosi a una nota bibliografia critica - letteraria e filosofica -, questa riflessione sulla scrittura proustiana illustra un ennesimo e inesplorato talento dello scrittore: quello di racchiudere nei fiori, o in una metafora vegetale all'apparenza marginale, l'intera e profonda natura della sua stessa opera.